mercoledì 5 ottobre 2022

Saperne di più sulla dieta chetogenica

Anche se solo negli ultimi anni si sta confermando l'efficacia delle dieta chetogenica anche per il dimagrimento, questa veniva già prescritta da diversi anni e per diversi scopi terapeutici.
Con il termine dieta chetogenica si intende un regime alimentare che induce la formazione di chetoni: il meccanismo fisiologico alla base della produzione di queste molecole si instaura quando si ha una drastica riduzione di carboidrati, per esempio durante il digiuno.
Attenzione, non basta evitare pane, pasta e i carboidrati in generale per indurre questo meccanismo fisiologico, infatti questa dieta non è iperproteica. Durante la chetosi fisiologica i livelli di chetoni in circolo iniziano ad aumentare proprio perché il glucosio che viene utilizzato dal metabolismo delle cellule e in particolare dal cervello non è più sufficiente e quindi le cellule iniziano a produrre energia bruciando i chetoni che derivano dalla scissione dei grassi. 

Quindi questa tipologia di approccio dietetico sfrutta tale condizione per bruciare il grasso corporeo, ma il tutto non è così semplice, infatti il protocollo dietetico chetogenico deve essere ben calibrato per il paziente per assicurare l'attivazione della chetogenesi, evitare la perdita di massa magra e l'utilizzo degli amminoacidi per formare zuccheri e, infine, garantire il giusto apporto di nutrienti, vitamine e sali minerali. 

Un altro aspetto molto interessante di questo approccio è la riduzione dell'appetito, grazie all'azione delle proteine e dei corpi chetonici.
Ovviamente, oltre ad essere prescritti da un nutrizionista, i protocolli chetogenici prevedono l'assunzione di integratori specifici e ciò non rende la dieta chetogenica adatta a tutti.


Bibliografia

1) Cahill GF, Jr, Herrera MG, Morgan AP, Soeldner JS, Steinke J, Levy PL, Reichard GA, Jr, Kipnis DM. Hormone-fuel interrelationships during fasting. J Clin Invest. 1966 Nov;45(11):1751–1769.

giovedì 5 marzo 2020

NUTRITION FAQ - Domande e Risposte sulla nutrizione - Disturbi intestinali e intolleranze alimentari



Domanda: I disturbi intestinali possono derivare dalle intolleranze alimentari?


Risposta: Oggi giorno sempre più persone soffrono di vari disturbi intestinali tra cui: gonfiore addominale, stitichezza, diarrea e mal di pancia. Alcuni riferiscono di avere un senso di pesantezza e si chiedono quali potrebbero essere le cause.




Il più delle volte, le cause possono essere attribuite a una disbiosi o a un intolleranza alimentare poco conosciuta, oppure ancora ad una sensibilità al glutine. Queste tre diverse situazioni, spesso si confondono tra loro perché difficilmente distinguibili e diagnosticabili anche perché tutte provocano quasi sempre un'infiammazione della parete intestinale.
Le alterazioni della flora batterica possono avvenire in seguito ad una cura antibiotica ad ampio spettro e/o da un'alimentazione poco salutare ricca di zuccheri, proteine animali e povera di nutrienti prebiotici. In alcuni casi invece, queste condizioni sintomatologiche intestinali possono essere provocate da intolleranze che purtroppo ancora attualmente non si riescono a definire specificamente con dei test, in tal caso sarà il nutrizionista a mettere in atto un approccio adeguato.
Infine la sensibilità al glutine, da non confondere con la celiachia, è una condizione legata alla digeribilità di questa proteina ma in maniera transitoria e dose-dipendente.
Ad ogni modo la valutazione del soggetto con tali disturbi, deve essere sempre ben valutata prima di intraprendere un percorso nutrizionale adeguato, in quanto il nutrizionista dovrà valutare lo stato nutrizionale e le condizioni fisio-patologiche diagnosticate dal medico.

lunedì 25 marzo 2019

NUTRITION FAQ Domande e Risposte sulla nutrizione - Perché è così importante l'equilibrio della flora batterica intestinale

Domanda: Perché è così importante l’equilibrio della flora batterica intestinale?
Risposta: Spesso la disbiosi intestinale (cioè la perdita dell'equilibrio della flora batterica intestinale) viene sottovalutata o non presa in considerazione. L'equilibrio è caratterizzato dalla coesistenza, nelle giuste proporzioni, di diversi ceppi: i probiotici (che svolgono funzioni utili per l'organismo) e i commensali (che non sono patogeni ma non svolgono alcuna funzione per il nostro organismo, tollerati dal sistema immunitario anche se a volte possono produrre sostanze nocive).
Esiste un rapporto tra stato di salute e presenza di batteri predominanti e uno stato di buona salute è correlato ad un equilibrio in cui predominano i probiotici.

 cartoon ilustrazione intestino

La nostra alimentazione può influire decisamente sull'equilibrio della flora batterica probiotica perché molti nutrienti contenuti nel cibo che non vengono digeriti, assorbiti e utilizzati arrivano a livello dell’intestino crasso, diventando per questi batteri fonte di nutrimento. Per esempio, tra i commensali ci sono i Clostridi (detti anche gasogeni) che fermentano qualsiasi forma glucidica dando come prodotto dei gas, e i Batteroidi (batteri proteolitici) che metabolizzano le proteine producendo delle sostanze azotate nocive. Invece i Lattobacilli e i Bifidobatteri fanno parte dei probiotici, che metabolizzano delle particolari fibre e cioè i frutto-oligo-saccaridi, dando come prodotto degli acidi grassi a catena corta che svolgono diversi ruoli protettivi verso le cellule del colon, cosicché esse possono difendersi al meglio dagli agenti cancerogeni. Inoltre gli acidi grassi a catena corta possono interagire con le sostanze azotate prodotte dai batteri proteolitici formando dei sali che vengono eliminati con le feci, evitando l'assorbimento delle sostanze azotate dannose.
I frutto-oligo-saccaridi li troviamo nella frutta, negli ortaggi, nelle verdure e nei legumi.

Abbiamo visto come un buon equilibrio della flora batterica intestinale favorisca una serie di benefici per la nostra salute, e sta a noi conservare questo equilibrio attraverso la dieta mediterranea.

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giovedì 14 marzo 2019

Perché ricorrere al biologo nutrizionista?

Il biologo è una delle poche figure che studia, come formazione di base, tutto ciò che è vita e le relazioni esistenti tra i viventi, quindi il regno animale, vegetale e dei microrganismi. Successivamente, se intraprende un percorso di studi e di formazione improntato specificamente per la professione di nutrizionista, va ad approfondire tutte le relazioni presenti tra l’uomo e i microrganismi e i nutrienti presenti nei cibi di origine animale e vegetale. Inoltre il biologo nutrizionista conosce i meccanismi biologici alla base della digestione e dell'assorbimento degli alimenti e dei relativi nutrienti, studia la regolazione dei segnali ormonali e neuronali relativi al metabolismo e al senso di fame e di sazietà.

 nutrizionista caivano

Durante il percorso di studi acquisisce conoscenze relative alla chimica degli alimenti nonché alle trasformazioni che subiscono questi ultimi dalla fase di produzione fino alla cottura. Infine conosce la buona prassi di igiene e di sicurezza alimentare per quel che riguarda il trattamento, l'imballaggio, la conservazione, la somministrazione dei cibi e gli eventuali rischi di contaminazione.

Affidarsi al biologo nutrizionista significa scegliere un professionista della prevenzione e del trattamento di condizioni fisio-patologiche e metaboliche legate a quel che riguarda i disturbi dell'alimentazione e dei fabbisogni nutrizionali, il tutto attraverso la terapia nutrizionale e un adeguato percorso di educazione allo stile di vita sano.

lunedì 4 marzo 2019

La prevenzione dell'obesità e delle malattie correlate inizia fin dalla gravidanza

donna cura fisico

Una corretta alimentazione durante la gravidanza e nei primi mesi di vita del neonato è uno dei fattori più importanti che concorrono ad assicurare uno stato di salute ottimale al bambino, prevenendo la possibile insorgenza di tutta una serie di patologie nell’età adulta. Diversi studi dimostrano che esiste una correlazione tra malnutrizione per eccesso nell’ultimo trimestre (epoca in cui si verifica un maggiore accumulo di tessuto adiposo nel feto) e peso alla nascita eccessivo, accompagnato da un aumento di incidenza di patologie metaboliche. Inoltre, gli studi dimostrano anche una correlazione tra malnutrizione per difetto durante il 1° e 2° trimestre, con risultante basso peso alla nascita e sviluppo di sindrome metabolica già nell’infanzia e poi nell’età adulta.

Durante la vita intrauterina il feto in via di accrescimento interagisce con il metabolismo materno, che influenza in maniera permanente quello del feto stesso. Quindi l’alimentazione corretta in gravidanza riveste una notevole importanza nella riduzione di fattori di rischio per diverse patologie per la madre e soprattutto per il nascituro.

[Per saperne di più: 
- Una buona alimentazione in gravidanza è importante per garantire la salute della mamma e del nascituro;

- Nutrition during pregnancy.]

mercoledì 20 febbraio 2019

Quando inizia l'educazione alimentare dei nostri bambini?

nutrizione corretta bambini

Una delle prime misure effettuate su un neonato è il peso e, nei mesi successivi, vengono monitorati periodicamente vari parametri per valutare la crescita del bambino, relativamente veloce e di radicale importanza in questa fase della vita. Nei primi anni, infatti, si dà molta attenzione all’alimentazione, alle quantità giuste di latte (se si tratta di quello materno anche a ciò che mangia la mamma) e ai cibi introdotti man mano con lo svezzamento.

Il bambino, dopo i primi anni nei quali assume latte e pappe e quindi cibi dedicati, inizia a mangiare gli stessi alimenti di mamma e papà e siede a tavola coi genitori. È proprio questo un momento di cruciale importanza perché le abitudini sbagliate o la scelta di cibi poco sani da parte dei genitori possono essere un cattivo esempio. È altrettanto importante che i bambini abbiano piatto e stoviglie più piccoli: in questo modo i loro piatti appariranno pieni quanto quelli degli adulti.
Le abitudini alimentari dei genitori sono fondamentali, per esempio la preparazione della merenda o spuntino dei bambini non può essere risolta in modo sbrigativo con snack confezionati, dolci o salati che siano. Questi prodotti, gustosi ma non salutari, devono rappresentare l’eccezione settimanale, non la quotidianità. Bisogna preferire frutta o dolci preparati in casa con ingredienti semplici e di provenienza certa.

Insomma, è necessaria un po’ di attenzione in più e si deve essere meno tolleranti quando i bambini chiedono troppo spesso prodotti poco salutari. In fin dei conti mangiare sano fa bene a noi e soprattutto a loro che stanno crescendo.

sabato 16 febbraio 2019

Quando scegliere alimenti sani e porzioni giuste non basta

Gli alimenti proposti ogni giorno sulle nostre tavole hanno delle specifiche proprietà, cioè sono fonti di macronutrienti (proteine, carboidrati e lipidi) che costituiscono la fonte di energia per il nostro organismo e sono anche precursori bio-strutturali. I macronutrienti prima citati si trovano in concentrazioni e in rapporti diversi nei vari alimenti; allo stesso tempo gli alimenti contengono anche micronutrienti (vitamine e sali minerali).

nutrizione donna dieta

Bisogna tenere a mente che tanti di questi alimenti possono perdere una parte delle loro proprietà durante le fasi di lavorazione (produzione, confezionamento, distribuzione e  conservazione) e durante la cottura.

Un esempio potrebbe essere la frutta, un alimento da consumare perlopiù crudo, che può andare incontro ad una significativa diminuzione delle concentrazioni di vitamine e sali minerali anche se non sottoposta a cottura. Ciò si verifica quando la conservazione dura troppo a lungo o non è ottimale. Ecco perché è bene consumare cibi freschi e in particolare frutta che non sia già stata raccolta da tempo. Spesso un indicatore della freschezza può essere lo stato delle foglie raccolte insieme al frutto (verdi e aperte per frutti raccolti di recente; gialle-marroni e accartocciate per frutti raccolti da tempo).

Altro caso riguarda le verdure che spesso, anche se fresche, vengono cotte con procedimenti di cottura che incentivano la perdita dei vari micronutrienti. Sarebbe più opportuno scegliere per questi alimenti una cottura al vapore, a bagnomaria o una scottatura veloce, ecc.
Si presuppone, inoltre, che gli alimenti che assumiamo non debbano contenere sostanze che in alte concentrazioni potrebbero essere nocive o di cui non si conoscono gli effetti a lungo termine. Come per esempio alcune specie di pesce che arrivano sulle nostre tavole con concentrazioni di contaminanti (tra cui mercurio) dannosi, soprattutto se provenienti da acque extraeuropee e quindi non sottoposte a controlli regolamentati dalla comunità europea.

Oppure potremmo parlare del caso degli animali da allevamento intensivo che spesso vengono trattati con ormoni della crescita e/o con antibiotici rispettivamente per accelerare la crescita e quindi ridurre il più possibile il periodo di allevamento, ed evitare che gli animali si possano ammalare. Sarebbe preferibile, quando possibile, consumare carni provenienti da allevamenti di tipo estensivo.
In conclusione, la tanta attenzione agli alimenti che si scelgono, e soprattutto alle relative porzioni che assumiamo, non ha molto senso se non vengono considerati altri fattori legato alla produzione, lavorazione e preparazione che influiscono sulle proprietà di ciò che mangiamo.